Parigi Londra 6 novembre 1989

‏La strada scorre veloce sotto le ruote del taxi, ho la faccia appiccicata al finestrino ma non sto notando niente, dove cazzo vai Gluca mi ripeto. Pagato tutto mi rimangono 600000 lire, quando arriverò a Londra faremo i conti con il cambio che non sarà comunque favorevole. Quando l’aereo inizia la discesa la Capitale Inglese mi appare estesissima, senza inizio e senza fine. Heathrow il  secondo aeroporto al mondo per numero di passeggeri internazionali, mi mette già in difficoltà per trovare l’uscita. Non mi accorgo neanche che c’è la metro che mi porterebbe a Victoria Station in meno di 45 minuti, sono solo focalizzato a trovare la fermata dell’autobus come mi aveva detto il cameriere al Club Med. Fuori vedo solo tantissimi taxi e sulla destra una fila di persone ad una fermata. Andata bene penso, quella dovrebbe essere la famosa fermata. Mi metto in fila e aspetto il mio turno. Le persone vicine erano quasi tutte straniere, capisco poco e nulla ma in un certo senso mi danno fastidio. Mi da fastidio la loro tranquillità, spensieratezza. È vero che quando non stai bene tutto ti da noia. Gli infelici valutano costantemente gli altri, criticano continuamente il loro comportamento e spesso su di loro sfogano il proprio personale malessere o fallimento. Dopo una diecina di minuti arriva il mezzo. Iniziano tutti a salire mostrando qualcosa, quando sta a me inizio a dire Victoria station Victoria station. Questo mi guarda e mi risponde praticamente in arabo, non capisco un cazzo, alla fine fra le mie richieste e le sue spiegazioni esce fuori un cliente Italiano che mi dice che questa è solo una navetta per l’hotel Hilton. Rimango ovviamente a piedi, è buio pesto, sono quasi le sette, mi accendo una sigaretta dopo l’altra, dove cazzo Sara’ la fermata. Metto lo zaino in spalla ed inizio a girare, poco dopo trovo un altro cartello, c’è scritto Victoria Station vaffanculo. Un’altra mezz’ora di attesa ed arriva l’autobus. Salgo solo io, l’unico deficiente che andrà al centro di Londra con il bus invece che la metro. Faccio il biglietto a bordo 5 sterline, mi metto due file dietro l’autista, avesse voglia di parlare mi ci manca pure lui. La periferia di Londra non sfavilla di luci, guardo fuori e non vorrei arrivare mai. Riconto i soldi cambiato in aeroporto, all’incirca sono 250 sterline, una miseria ma in qualche maniera devono bastare per l’inizio, almeno spero. Arrivo a Victoria station dove decine e decine di persone entrano ed escono dalla stazione, mi fermo in un angolo a fumare ed osservare. E ora do cazzo vado. Ora so che anche la pullula di bed and breakfast, piccoli hotel e quant’altro. Ma 32 anni fa avevo paura anche ad allontanarmi dalla stazione, le luci, la gente, il movimento mi facevano compagnia . Alla fine mi decido fermo  un taxi ed inizio a dire Cheap hotel cheap hotel. Il tassista risponde, io non capisco niente e dal vetro che ci divide faccio solo ok con la testa. Dopo meno di dieci minuti si ferma e mi fa scendere. Sono all’ YMCA in Tottenham Court Roud . Un edificio alto.nuovo e pieno di giovani. Per la stanza mi chiedono 40 sterline, tante ma non ho scelta, stasera mi fermo qua, domani è un altro giorno .

Londra 1990 parte diciannovesima

Sdraiato sul letto con gli occhi fissi al soffitto. Il Francese dorme, l’altro l’ho evitato passando come sempre dalla finestra. Sono quasi 4 mesi che sono partito, in fondo la sera se non guardo il soffitto c’è poco altro da fare. O la solita copia del quotidiano Italiano, letto e riletto, il libro di grammatica Inglese o qualche quotidiano Londinese dove però la parte più importante e che comprendo meglio sono le figure. Niente radio, niente tv da oltre 130 giorni, a pensarci sembra quasi impossibile. Mi passa tutto davanti, la partenza ad Ottobre con Andrea e Rolando, con i quali avevo trascorso la stagione al Club Mediterranee. Parigi, l’albergo nella zona della Bastiglia e il sogno di poter trovare lavoro nei giorni successivi. Rolando era l’unico che parlava un Francese decente, conosceva la città ed aveva molti amici. Froci come lui. Lo avevo detto ad Andrea ma lui continuava ad asserire che era solo un po’ ambiguo, che al Club si trombava addirittura la farmacista. Per me Andrea lo prende nel culo ma dal farmacista. La stanza, una tripla, aveva un lettino ed un matrimoniale. Rolando voleva a tutti i costi il matrimoniale, noi ci giocammo a testa o croce il lettino ed ovviamente persi io. La notte ogni scusa era buona per avvicinarsi, alla mattina sovente mi svegliavo rannicchiato in 30 cm di materasso per paura che altri e poco gradevoli cm si avvicinassero troppo. Dopo una lunga e vana ricerca di casa e lavoro, la sera Rolando iniziò a portarci nei locali frequentati dagli amici. Tutti gay e se non erano gay erano mezzo e mezzo gay e lesbian. Ci credi o no Andrea, chiedevo, che altro vuoi che ti dimostri, mentre sorseggiavo uno schifoso caffè lungo Francese. Andrea rideva, una delle poche persone che ho conosciuto che riusciva sempre a battermi con l’ironia. Una sera eravamo in zona Pigalle, ai piedi della collina di Montmartre, famoso quartiere a luci rosse della capitale Francese.. ci allontaniamo con una scusa da Rolando. Con lui dico ad Andrea, riusciremmo a trovare un bar gay anche qui. Iniziamo a girare per la piazza illuminata a giorno dalle insegne del Moulin Rouge e dalle decine di locali affollatissimi. Giriamo per una stradina e vediamo un edificio illuminato da decine di finestre tutte color rosso. Vai Andrea dico, andiamo almeno a rifarci gli occhi. Ad ogni piano decine di stanze aperte con all’interno le famose signorine pronte ad accogliere clienti. Facciamo altri due piani solo per curiosità dopodiché si sente un boato arrivare dal basso e subito dopo lo svilupparsi di un incendio. Fumo da tutte le parti, le porte si aprivano a gran velocità da dove uscivano uomini d’affari in giacca e cravatta, valigetta in mano ed i pantaloni ancora abbassati che ne frenavano la corsa. Andrea fece uno scatto degno di un centometrista, io le seguii spingendo in terra chi mi stava davanti. L’edificio era vecchio e in gran parte di legno, in poco tempo il fuoco cominciò ad avanzare, anche se poi una volta fuori c’erano già in azione i camion dei vigil che con le scale avevano già raggiunto la parte critica. Trovammo Rolando fuori, che ci aspettava dall’altra parte del marciapiede. Sapevo che eravate qua. Ci piace il rischio, risposi, si mise a ridere ed andammo in un bar a bere qualche birra. Sorrido ancora a quella sera che fu una delle poche “ normali “ e il giorno dopo ad un mese dalla partenza pure Rolando getto’ la spugna. Senza casa non ci danno lavoro e senza lavoro non ci danno casa, non ci resta che riprendere il treno e tornare in Italia. No risposi, io non torno, prendo un taxi, vado all’aeroporto e prendo il primo volo per Londra. Ma sai dove andare chiese Rolando . No, l’unica cosa che so che mi ha detto un cameriere al Club, quando arrivi ad Heathrow, prendi l’autobus per Victoria Station. Tu sei fuori mi rispose, tornammo in albergo,  presi lo zaino e subito dopo il taxi.

Londra 1989 parte diciottesima

Esco prima e mi faccio un giro alla National Gallery, il museo nel cuore di Londra è un punto di riferimento irrinunciabile per chi vuole conoscere la storia dell’arte e godere di capolavori di prima grandezza. Si parte dai primitivi fiamminghi per poi incentrarsi nella pittura italiana del Quattro e Cinquecento, tra cui spiccano Botticelli, Leonardo e Raffaello. Per poi proseguire al seicento, settecento e all’ottocento, fino alla raffinata presenza di Impressionisti e Postimpressionisti del calibro di Renoir e Seurat. Oggi non arrivo neanche al nostro Rinascimento, ma il fatto che sia gratis, mi aiuta e mi spingerà a tornare più volte senza problemi. Rimango comunque basito da tanta bellezza, dai colori, dalle tele, dalle luci, quei personaggi di centinaia di anni fa riprodotti con una perfezione quasi maniacale, talvolta arrivi ad un palmo di naso dal quadro per capire se è tutto vero o è solo un fake…Poi ti siedi e continui ad ammirare, non verresti più via avvolto solo da arte e silenzio…Trovo Carlo abbastanza abbacchiato, la sbronza di ieri lo ha messo KO. Carlo mica ti sei fatto una della balene ieri sera e poi magari stamani non ti ha riconosciuto e ti ha preso pure a schiaffi. Toscano risponde, sei sempre il solito mai un giorno senza ironizzare, secondo te ti sembro pronto per una donna? Allora ti passo George a me non interessa, non ci trovo niente di interessante. Sorride, almeno in questo riesco quasi sempre…Domani dice, passo dal Cinese, prepara il deca e ti porto nuovi esercizi. Ma poi mi fa pure l’esame con tanto di attestato? Vattene affanculo Toscano. I nuggets stanno venendo a galla, il Cinese è pronto dietro di me, mi fa quasi pena la sua dedizione per qualsiasi persona quasi mi sconvolge. A giugno dice Carlo ci saranno i mondiali di calcio in Italia. Sai che feste che organizzeranno a Milano. Magari dico con qualcosa di più leggero. Ci puoi giurare risponde, Milano è piena di belle donne. George mi guarda gli ho già passato la carta, che  cazzo altro vuole. Mi fa l occhiolino, io rispondo con cenno positivo, non so più che fare, fra lui e a casa è una guerra continua. Persa. Devo resistere. Al lavoro per i soldi e forse soprattutto per  l’amicizia instaurata con Carlo. A casa perché rischierei di trovarmi per strada da un momento all’altro. Resistere però ha senso solo se ne esci con qualcosa in mano alla fine. Resistere tanto per resistere è l’infelice condizione di milioni di persone.

La favola mia Renato Zero

Ogni giorno racconto la favola mia
La racconto ogni giorno, chiunque tu sia
E mi vesto di sogno per darti se vuoi,
L’illusione di un bimbo che gioca agli eroi
Queste luci impazzite si accendono e tu
Cambi faccia ogni sera, ma sei sempre tu
Sei quell’uomo che viene a cercare l’oblio, la poesia
La poesia che ti vendo, di cui sono il Dio
Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai
L’uomo d’una strada che è la stessa che tu fai
E mi trucco perché la vita mia
Non mi riconosca e vada via
Batte il cuore ed ogni giorno è un’esperienza in più
La mia vita e nella stessa direzione, tu
E mi vesto da re perché tu sia
Tu sia il re di una notte di magia
Con un gesto trasformo la nuda realtà
Poche stelle di carta, il tuo cielo ecco qua
Ed inventa te stesso la musica mia
E dimentichi il mondo con la sua follia
Tutto quello che c’è fuori rimane dov’è
Tu sorridi, tu piangi, tu canti con me
Forse torni bambino e una lacrima va
Sopra a questo costume che a pelle mi sta
Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai
Con le gioie, le amarezze ed i problemi suoi
E mi trucco perché la vita mia
Non mi riconosca e vada via
Batte il cuore ed ogni giorno è un’esperienza in più
La mia vita e nella stessa direzione, tu
E mi vesto da re perché tu sia
Tu sia il re di una notte di magia
Dietro questa maschera, lo sai ci sono io
(Sono io soltanto, io)
Quel che cerco, quel che voglio, lo sa solo Dio
(E lo sa soltanto Dio)
Ed ogni volta nascerò
Ed ogni volta morirò
Per questa favola che è mia

Maneskin Vent’anni-L’avrei dedicata volentieri a Carlo

Io c’ho vent’anni
Perciò non ti stupire se dal niente faccio drammi
Ho paura di lasciare al mondo soltanto denaro
Che il mio nome scompaia tra quelli di tutti gli altri
Ma c’ho solo vent’anni
E già chiedo perdono per gli sbagli che ho commesso
Ma la strada è più dura quando stai puntando al cielo
Quindi scegli le cose che son davvero importanti
Scegli amore o diamanti, demoni o santi
E sarai pronto per lottare, oppure andrai via
E darai la colpa agli altri o la colpa sarà tua
Correrai diretto al sole oppure verso il buio
Sarai pronto per lottare, per cercare sempre la libertà
E andare un passo più avanti, essere sempre vero
Spiegare cos’è il colore a chi vede bianco e nero
E andare un passo più avanti, essere sempre vero
E prometti domani a tutti parlerai di me
E anche se ho solo vent’anni dovrò correre
Io c’ho vent’anni
E non mi frega un cazzo, c’ho zero da dimostrarvi
Non sono come voi che date l’anima al denaro
Dagli occhi di chi è puro siete soltanto codardi
E andare un passo più avanti, essere sempre vero
Spiegare cos’è il colore a chi vede bianco e nero
E andare un passo più avanti, essere sempre vero
E prometti domani a tutti parlerai di me
E anche se ho solo vent’anni dovrò correre per me
E sarai pronto per lottare, oppure andrai via
E darai la colpa agli altri o la colpa sarà tua
Correrai diretto al sole oppure verso il buio
Sarai pronto per lottare, per cercare sempre la libertà
C’hai vent’anni
Ti sto scrivendo adesso prima che sia troppo tardi
E farà male il dubbio di non essere nessuno
Sarai qualcuno se resterai diverso dagli altri
Ma c’hai solo vent’anni

Londra 1989 parte diciassettesima

Arriviamo a casa e sono già tutti sbronzi. Musica a palla e dall’esterno una lunga scia di fumo certifica che stanno grigliando a tutta randa, usando un termine dei velisti. Carlo dico, mi sembra ci sia stato un rialzo di qualche kilo, qui invece di 65/75 si viaggia sui novanta. Che vuoi che sia risponde, kilo più kilo meno, tanto poi loro ti portano a letto e domani mattina manco ti riconoscono. Cioè fammi capire io mi scopo una di queste e domani mattina mi guarda e mi dice Chi cazzo sei? Mica sono venuto a cercare l’amore ma almeno un po’ di dignità, solo per il sacrificio che fai. Loro sono così, ogni domenica si scopano uno nuovo senza farsi tanti problemi. Passa una bionda, pure baffuta che mi fa l’occhiolino. Questa Carlo, da quanto tempo e’ a Londra? Diciamo in tre anni. Bene non c’è male…4 al mese se non si scopa nessun altro durante la settimana, moltiplicato per12, fanno 48 e poi moltiplicato per 36. Non male come media. Ripassa e mi da un bacio sulla guancia, una sua amica con un vestitino che mette in risalto quintali di cellulite le sussurra qualcosa nell’orecchio sinistro. Lei scoppia a ridere mettendo in mostra la mancanza di un incisivo. Sembro io a 5/6 anni quando stavo perdendo i denti da latte. Vado fuori a mangiare qualcosa, la’ trovo l’omino Michelin che sta grigliando, bevendo e fumando, tutto insieme. Mi saluta e mi presenta Gin un Nuovo Zelandese, lo chiamano così perché beve solo gin and tonic…si dice faccia la cavia per un reparto dell ospedale di Paddington dove sperimentano nuove medicine. 100 sterline al giorno e ci puoi rimanere fino a 15/20 giorni. Ha le braccia e il collo ricoperti di macchie rosse, il volto allungato è invecchiato precocemente e dimostra più dei suoi 30 anni. La barbetta che gli ricopre il mento è già leggermente brizzolata. Gli occhi color sabbia cauti e quasi pensierosi. Sarà il mix gin, birre e medicine a renderlo così cupo. Mi siedo prendo un panino con salsiccia e mi bevo un’altra birra. Questa ripassa e mi ribacia. Quasi quasi preferisco il padrone di casa, mi fa quasi meno schifo. Carlo dico, io stasera torno a casa, preferisco. Dai Toscano risponde intanto beviamo poi si guarda cosa succede. Nel bagno un via vai di coppie, da come le donne si puliscono la bocca quando escono si può immaginare cosa sia successo dentro. Il ragazzo alla griglia da un’occhiata alla brace, sembra barcollare ma poi tira giù un’altra birra e scuote la testa. Sono già tutti più ubriachi di quando sono arrivato, tutti cantano e ballano senza sosta, tutti meno io che non me ne frega un cazzo di bere fino allo sfinimento per poi magari trovarsi con una di queste belve sopra che ti abbraccia il collo e te lo scuote come un manichino. Sono quasi le sette, l’ora giusta per andare. Sarò un pazzo, ma essere se stessi è una virtù esclusiva dei bambini, dei matti e dei solitari.

Londra 1989 parte sedicesima

Ho sempre amato fin dal primo giorno, la metropolitana londinese. Puoi passarci ore viaggiando fra nord e sud, est ovest, senza che tu possa minimamente annoiarti. Seduto vicino all’entrata ogni due tre minuti decine di persone entrano ed escono. Di tutte le razze, nazionalità, di tutte le età. Personaggi egocentrici, chi segue una moda chi un’altra, a Londra puoi uscire vestito come vuoi tanto nessuno ti osserverà. Puoi anche alzarti dal letto ed uscire senza neanche passare dal bagno, è successo anche me più volte, specialmente quando sei in ritardo e non mi sono mai sentito gli occhi di qualcuno addosso. Poi magari ti dai una rabberciata in qualche specchio che trovi nella metro o sfrutti quello di chi al momento invece si sta truccando. Libertà assoluta, soprattutto mentale. Carlo mi aspetta per le due, esco prima giusto in caso l’IRA avesse voglia di lavorare anche la domenica, qui giorno sacro per riprendersi dalle sbronze del weekend e credo proprio che anche a loro piaccia andare al pub, pertanto non dovrebbero esserci allarmi bomba. Arrivo a Finsbury e trovo subito Carlo fuori che mi aspetta fumando. Toscano dice dai andiamo che loro sono già avanti. Una diecina di minuti a piedi sulla via principale dove trovi come in ogni zona di Londra i soliti negozi di franchising, Mark’s and Spencer Boot’s HM le banche, HSBC, Barclays, Abbey National, Lloyds, i nostri amici del Mac, Burger King e i soliti negozietti indiani dove ci fermiamo a prendere qualche birra. Carlo ha con se un libro, un certo  Boris Pasternak. Inizia a leggere In ogni cosa ho voglia di arrivare sino alla sostanza. Nel lavoro, cercando la mia strada, nel tumulto del cuore. Sino all’essenza dei giorni passati, sino alla loro ragione, sino ai motivi, sino alle radici, sino al midollo. Eternamente aggrappandomi al filo dei destini, degli avvenimenti, sentire, amare, vivere, pensare effettuare scoperte. Sei sicuro Milanese che stiamo andando ad un party o mi porti in qualche chiesa Anglicana per il briefing della Domenica? Aspetta e vedrai che festa che sarà.

Londra 1989 parte quindicesima

La mattina dopo faccio colazione con Jean Ive che poi con il tempo chiamerò per sempre Francois… Siamo tutti e due di festa. Today, dico fresh orange juice. Fa si con la testa ma non ha capito un cazzo, dopo due mesi mi ha chiesto  cosa volesse Because….Lascia sta Francois magnate sti quintali di fromage depois je fair caffè. Mischio sempre quel che so di francese, inglese, portoghese e dopo alcuni mesi ho migliorato più io il Francese che lui l’Inglese. Mi metto a studiare i verbi irregolari, Carlo dice sempre che li devi studiare a memoria come una poesia. Anche se non li sai ancora usare verrà il giorno che qualcuno li userà con te. Ti faccio un esempio. Se ti dico I saw you today tu non capisci, ma se tu avessi studiato il verbo see che fa to see saw seen, allora metti a fuoco e capisci che ti ho detto oggi ti ho visto. E così gli altri To run run run to write wrote written to do did done to speak spoke speaken e così via. Studiane 5 alla volta tutti i giorni. Ricorda si impara più dagli altri che da se stessi. Fuori  c’è il sole, fra poco prenderò la metro per andare al party, sperando non ci siano allarmi bomba, nel weekend c’è stata un’esplosione ma non credo sia da attribuire all’ IRA, magari una ragazzata ma qui quando succedono cose del genere transennano per km. Non ho assolutamente voglia di stare lì in mezzo ad una ventina di ubriachi, preferirei un salto ad Hyde Park che è qui dietro casa a giocare con gli scoiattoli che vengono a mangiarti in mano le noccioline o con le paperelle nell’ adiacente laghetto. Un cannone e una birra, un libro e una bella dormita sull’erba del parco che è così curata da far invidia ai campi di calcio Italiani. Però vado più per Carlo che per me, è sempre felice di vedermi anche nei giorni di festa, sta passando un brutto periodo, la mancanza della compagna talvolta si rivela devastante. Vedi dice, aldilà del sesso, dell’attrazione fisica eravamo una coppia in tutto e per tutto. Passavamo ore a parlare, camminare, scherzare, giocare poi in un momento ti crolla tutto addosso, ti ritrovi con un pugno di mosche in mano e non sai da dove ripartire. Da me rispondo e dagli hamburger di pesce. Lo vedo ridere mi guarda di traverso come si guarda un bel culo di una ragazza che è appena passata. Toscano Toscano. Con calma vedrai ti rifarai una vita dico. Accontentarsi diceva Bukowski, di chiunque pur di nor restare soli. Se dovessi spiegare a parole l’infelicita’, lo farei così.

Londra 1989 parte quattordicesima

Arrivo tardi nella speranza che lui sia già a letto, ne dubito, ma appena entrato vedo la luce spenta, cammino quasi in punta di piedi, mi viene in mente quando da ragazzo rientravo tardi ed appena in casa mi toglievo le scarpe per non fare rumore, silenzio totale , sentivo pure mio padre russare ma appena mettevo la mano sulla maniglia della porta di cameretta, zac si accendeva la luce dell abat-jour…e mia mamma Gluca sei tu? Si chi vuoi che sia  Babbo Natale, così tutte le notti al mio rientro. Allungo la chiave nella serratura, do un giro e zac in fondo al corridoio si accende la luce del frocio. Porca di quella impestata troia, inizio a smoccolare, mi chiudo in camera velocemente come un fuggiasco. Un minuto e lui viene a bussare alla porta. Apro e lo trovo ancora con quel vestitino corto e le pantofole rosa…Luca Luca bonsoire dice vu le vou un the’….No no merci rispondo je suis fatigue. Ci guardiamo fissi negli occhi come si guardano un leone e una gazzella e questa volta sono io la preda. Good nite dico e chiudo la porta di scatto. Vaffanculo. Mi faccio subito un cannone, ho le mani che tremano l’avrei colpito volentieri. Mi viene in mente la frase di un mio amico. Colpisci pet primo e colpisci duro. E poi dove vado sotto i ponti, trovare stanza a Londra richiede in tempo interminabile. Cercare sul loots gli annunci, sfogliare A/Z London per vedere in che zona si trova la casa, vedere se ci passa l’underground vicino perché se devi usare solo il bus i tempi si allungano notevolmente e poi la cosa più importante il telefono. Ogni volta che chiami per chiedere informazioni, appena loro rispondono tu non capisci più un cazzo nulla, questi continuano a parlare finché tu non sbatti la cornetta sul telefono incazzato nero. Avrò fatto in futuro mille chiamate senza aver risolto niente. Passeggio nella camera da cima a fondo, apro una birra e faccio una altra canna. Di sicuro stasera si dorme profondamente. Apro l’unica finestra che abbiamo, la quale scorre dal basso verso l’alto. Siamo al piano terreno, sotto di noi una scalinata che porta ad un basement. Appena dietro le solite inferriate nere che delimitano lo spazio interno. Non è molto alto forse due metri, salto giù un po’ per prendere aria e un po’ per vedere. Sul muro del palazzo sbucano i blocchi della costruzione, niente di che ma il piede ci sta e si può spingere verso l’alto. Risalgo, sono nuovamente sul cornicione della nostra finestra, finisco la canna bevo un’altra birra e mi ributto di sotto, sembro un bambino che ha trovato il passatempo preferito, unica cosa accertarsi che non passa qualcuno mentre risalgo altrimenti mi scambiano per un ladro. È fatta, prima di uscire basta ricordarsi di lasciare un pezzo di finestra aperta e la sera rientrerò da qui. Lo farò per circa due mesi.

Londra 1989 parte tredicesima

Allora Toscano hai fatto mega trasloco? Toscano mi sa di sigaro chiamami fava che mi si addice meglio. Ok ma anche Milanese sa di cotoletta, mi basta Carlo. Siamo andati stamani e meno male lui era impegnato con altri clienti. Abbiamo preso le chiavi e finalmente dopo quasi due mesi mi sono seduto in santa pace su una tazza wc senza patemi d’animo. Che soddisfazione dice Carlo, venire a Londra ed essere contenti dopo due mesi di fare una bella cacata. Però ho visto delle piattole nella doccia dico. Le piattole stanno nel pulito, pensa sono state la salvezza di Papillon quando lo chiusero 5 anni al buio. Le cucinerò insieme ai formaggi del Francese , mangia solo quelli di tutti i tipi, molli, cremosi, stagionati, freschi ma il colesterolo non esiste in Francia? Per quello neanche il bidet pensa come sono messi e pensano di essere i migliori risponde Carlo. Ti è passata l incazzatura chiedo. Ma si non ho nulla contro di te, ma qui ci siamo ritagliati il nostro spazio, lo sanno che siamo diventati amici ma a loro basta che fai il tuo, che friggi quintali di questa merda e stop. Dove credi di andare se esci da qui. Non sai ancora niente di Inglese saresti punto è a capo. Lo so che ti annoia come lavoro ma cosa è che non annoia a lungo andare? Il senso dell’umorismo rispondo. Ti invidio sai, riesci sempre a sdrammatizzare, sei un eterno Peter Pan, hai la dote di farti scivolare tutto addosso, sembra che vieni da un altro mondo, che non te ne frega un cazzo dì nessuno, ma poi sei però una persona piacevole con la quale si può affrontare qualsiasi discussione. Dai Milanese mi fai emozionare così ci conosciamo da poche settimane e già mi fai questi complimenti, non sarai mica Frocio anche te, sai qui mi sembra quasi una moda.  Lo vedi come sei, io ti faccio un discorso serio e tu.Passo i soliti metri di carta a George con la quale pulisce l’olio che esce dalla friggitrice, sembra quasi contento dell’ enormità di patatine che frigge. Best fries in London gli dico. For sure risponde, look at me next month they will be 5 stars. Good boy rispondo, infilatele in culo quelle stelle. Sorry risponde I didn’t understand you. I said it’s good to have five stars I will have only one next month. Wait wait you will have five stars next May. I hope so ma ci dura qui fino a maggio? Carlo mi dice di trovarci domani alle due a Finsbury Park… esci dall underground e vai a destra ci sono una serie di takeaway ti aspetto la’. Dove c’è il Chinese rispondo. Si ma per gli esercizi bisogna aspettare Martedì. Ok dico intanto ripasso. Carlo ride scuotendo la testa, io lo stesso, George pure, il manager ci vede e inizia la lagna. Move move your ass bloody Italians.