Londra 1989 parte sedicesima

Ho sempre amato fin dal primo giorno, la metropolitana londinese. Puoi passarci ore viaggiando fra nord e sud, est ovest, senza che tu possa minimamente annoiarti. Seduto vicino all’entrata ogni due tre minuti decine di persone entrano ed escono. Di tutte le razze, nazionalità, di tutte le età. Personaggi egocentrici, chi segue una moda chi un’altra, a Londra puoi uscire vestito come vuoi tanto nessuno ti osserverà. Puoi anche alzarti dal letto ed uscire senza neanche passare dal bagno, è successo anche me più volte, specialmente quando sei in ritardo e non mi sono mai sentito gli occhi di qualcuno addosso. Poi magari ti dai una rabberciata in qualche specchio che trovi nella metro o sfrutti quello di chi al momento invece si sta truccando. Libertà assoluta, soprattutto mentale. Carlo mi aspetta per le due, esco prima giusto in caso l’IRA avesse voglia di lavorare anche la domenica, qui giorno sacro per riprendersi dalle sbronze del weekend e credo proprio che anche a loro piaccia andare al pub, pertanto non dovrebbero esserci allarmi bomba. Arrivo a Finsbury e trovo subito Carlo fuori che mi aspetta fumando. Toscano dice dai andiamo che loro sono già avanti. Una diecina di minuti a piedi sulla via principale dove trovi come in ogni zona di Londra i soliti negozi di franchising, Mark’s and Spencer Boot’s HM le banche, HSBC, Barclays, Abbey National, Lloyds, i nostri amici del Mac, Burger King e i soliti negozietti indiani dove ci fermiamo a prendere qualche birra. Carlo ha con se un libro, un certo  Boris Pasternak. Inizia a leggere In ogni cosa ho voglia di arrivare sino alla sostanza. Nel lavoro, cercando la mia strada, nel tumulto del cuore. Sino all’essenza dei giorni passati, sino alla loro ragione, sino ai motivi, sino alle radici, sino al midollo. Eternamente aggrappandomi al filo dei destini, degli avvenimenti, sentire, amare, vivere, pensare effettuare scoperte. Sei sicuro Milanese che stiamo andando ad un party o mi porti in qualche chiesa Anglicana per il briefing della Domenica? Aspetta e vedrai che festa che sarà.

Londra 1989 parte quindicesima

La mattina dopo faccio colazione con Jean Ive che poi con il tempo chiamerò per sempre Francois… Siamo tutti e due di festa. Today, dico fresh orange juice. Fa si con la testa ma non ha capito un cazzo, dopo due mesi mi ha chiesto  cosa volesse Because….Lascia sta Francois magnate sti quintali di fromage depois je fair caffè. Mischio sempre quel che so di francese, inglese, portoghese e dopo alcuni mesi ho migliorato più io il Francese che lui l’Inglese. Mi metto a studiare i verbi irregolari, Carlo dice sempre che li devi studiare a memoria come una poesia. Anche se non li sai ancora usare verrà il giorno che qualcuno li userà con te. Ti faccio un esempio. Se ti dico I saw you today tu non capisci, ma se tu avessi studiato il verbo see che fa to see saw seen, allora metti a fuoco e capisci che ti ho detto oggi ti ho visto. E così gli altri To run run run to write wrote written to do did done to speak spoke speaken e così via. Studiane 5 alla volta tutti i giorni. Ricorda si impara più dagli altri che da se stessi. Fuori  c’è il sole, fra poco prenderò la metro per andare al party, sperando non ci siano allarmi bomba, nel weekend c’è stata un’esplosione ma non credo sia da attribuire all’ IRA, magari una ragazzata ma qui quando succedono cose del genere transennano per km. Non ho assolutamente voglia di stare lì in mezzo ad una ventina di ubriachi, preferirei un salto ad Hyde Park che è qui dietro casa a giocare con gli scoiattoli che vengono a mangiarti in mano le noccioline o con le paperelle nell’ adiacente laghetto. Un cannone e una birra, un libro e una bella dormita sull’erba del parco che è così curata da far invidia ai campi di calcio Italiani. Però vado più per Carlo che per me, è sempre felice di vedermi anche nei giorni di festa, sta passando un brutto periodo, la mancanza della compagna talvolta si rivela devastante. Vedi dice, aldilà del sesso, dell’attrazione fisica eravamo una coppia in tutto e per tutto. Passavamo ore a parlare, camminare, scherzare, giocare poi in un momento ti crolla tutto addosso, ti ritrovi con un pugno di mosche in mano e non sai da dove ripartire. Da me rispondo e dagli hamburger di pesce. Lo vedo ridere mi guarda di traverso come si guarda un bel culo di una ragazza che è appena passata. Toscano Toscano. Con calma vedrai ti rifarai una vita dico. Accontentarsi diceva Bukowski, di chiunque pur di nor restare soli. Se dovessi spiegare a parole l’infelicita’, lo farei così.