Parigi Londra 6 novembre 1989

‏La strada scorre veloce sotto le ruote del taxi, ho la faccia appiccicata al finestrino ma non sto notando niente, dove cazzo vai Gluca mi ripeto. Pagato tutto mi rimangono 600000 lire, quando arriverò a Londra faremo i conti con il cambio che non sarà comunque favorevole. Quando l’aereo inizia la discesa la Capitale Inglese mi appare estesissima, senza inizio e senza fine. Heathrow il  secondo aeroporto al mondo per numero di passeggeri internazionali, mi mette già in difficoltà per trovare l’uscita. Non mi accorgo neanche che c’è la metro che mi porterebbe a Victoria Station in meno di 45 minuti, sono solo focalizzato a trovare la fermata dell’autobus come mi aveva detto il cameriere al Club Med. Fuori vedo solo tantissimi taxi e sulla destra una fila di persone ad una fermata. Andata bene penso, quella dovrebbe essere la famosa fermata. Mi metto in fila e aspetto il mio turno. Le persone vicine erano quasi tutte straniere, capisco poco e nulla ma in un certo senso mi danno fastidio. Mi da fastidio la loro tranquillità, spensieratezza. È vero che quando non stai bene tutto ti da noia. Gli infelici valutano costantemente gli altri, criticano continuamente il loro comportamento e spesso su di loro sfogano il proprio personale malessere o fallimento. Dopo una diecina di minuti arriva il mezzo. Iniziano tutti a salire mostrando qualcosa, quando sta a me inizio a dire Victoria station Victoria station. Questo mi guarda e mi risponde praticamente in arabo, non capisco un cazzo, alla fine fra le mie richieste e le sue spiegazioni esce fuori un cliente Italiano che mi dice che questa è solo una navetta per l’hotel Hilton. Rimango ovviamente a piedi, è buio pesto, sono quasi le sette, mi accendo una sigaretta dopo l’altra, dove cazzo Sara’ la fermata. Metto lo zaino in spalla ed inizio a girare, poco dopo trovo un altro cartello, c’è scritto Victoria Station vaffanculo. Un’altra mezz’ora di attesa ed arriva l’autobus. Salgo solo io, l’unico deficiente che andrà al centro di Londra con il bus invece che la metro. Faccio il biglietto a bordo 5 sterline, mi metto due file dietro l’autista, avesse voglia di parlare mi ci manca pure lui. La periferia di Londra non sfavilla di luci, guardo fuori e non vorrei arrivare mai. Riconto i soldi cambiato in aeroporto, all’incirca sono 250 sterline, una miseria ma in qualche maniera devono bastare per l’inizio, almeno spero. Arrivo a Victoria station dove decine e decine di persone entrano ed escono dalla stazione, mi fermo in un angolo a fumare ed osservare. E ora do cazzo vado. Ora so che anche la pullula di bed and breakfast, piccoli hotel e quant’altro. Ma 32 anni fa avevo paura anche ad allontanarmi dalla stazione, le luci, la gente, il movimento mi facevano compagnia . Alla fine mi decido fermo  un taxi ed inizio a dire Cheap hotel cheap hotel. Il tassista risponde, io non capisco niente e dal vetro che ci divide faccio solo ok con la testa. Dopo meno di dieci minuti si ferma e mi fa scendere. Sono all’ YMCA in Tottenham Court Roud . Un edificio alto.nuovo e pieno di giovani. Per la stanza mi chiedono 40 sterline, tante ma non ho scelta, stasera mi fermo qua, domani è un altro giorno .