Londra parte trentaquattresima

Non ho mai capito perchè tutti gli Indiani che ho conosciuto a Londra si chiamassero Patel…Il dentista di Kilburn si chiamava Mr. Patel…quello dove ho trovato casa con il Francese e Giovanni, pure….anni dopo anche il proprietario della casa di Brixton si chiamava Mr.Patel….coincidenza, non lo so, forse era solo un semplice modo per farsi riconoscere, visto che a Londra è facile avere diverse identità…Comunque un soleggiato pomeriggio di Aprile andai con Giovanni a vedere quello, che poi per qualche mese sarebbe stato il nostro futuro domicilio. Futuro perchè nonostante aver pagato deposito e una settimana in advance, si dovette aspettare una diecina di giorni prima di traslocare. Non era altro che un vecchio garage, dieci minuti dalla fermata di Islington, con un soppalco, due materassi, senza letto, senza armadi, che avrei diviso con Francois e una grossa stanza sotto con cucina, una vecchia tv che prendeva a malapena due canali della BBC ed Chanel four che però era solo il terzo, un divano da paura ed un letto dove avrebbe dormito Giovanni….Una doccia e il bagno, cioè il water, manco c’era il lavandino, avremmo usato quello di cucina, esterno…Eravamo già a metà Aprile, perciò andar fuori per pisciare e cacare non sarebbe stato un problema. Giovanni sembrava il più contento di tutti, il Francese lavorava sei su sette dalla mattina alla sera e non aveva grosse esigenze, un materasso tutto per lui lo soddisfava abbastanza….Giovanni dicevo, ti fai mantenere da una zoccola, sei da lei gran parte della giornata, tranne quando ” lavora ” che vieni a fare con noi, ti accolli spese inutili…Non lo so, risponde, però sai mica può andare avanti questa storia, lei è tranquilla, dice anche di amarmi, di volermi sposare, di volersi rifare una vita con me, ma io sono già sposato con i miei vizi ed ognuno di loro è un amante geloso….sorride…questa sorta di pseudo magnaccio non me la sento addosso…Ci divertiamo insieme, però cazzo quando vengo via da casa la sera, talvolta mi metto dietro una siepe a guardare chi va a trovarla…li ammazzerei tutti…bastardi….Osservo un auto che si allontana, il sole iniziava a calare, la luce del giorno cadeva sugli edifici alla nostra destra, sollevando veli d’ombra che lentamente si impossessavano della strada…Teniamo duro, dice Giovanni, abbiamo ancora dei giorni prima di trasferirci qui…passa l’autobus che ci porterà alla metro di Islington…il bello di quel periodo era che durante il giorno viaggiavano molti bus aperti sul posteriore ed anche se non eri alla fermata iniziavi a correre e salivi al volo…ridendo…

Londra parte trentatresima

Mi sveglio poco prima delle dieci nonostante abbiamo fatto tardissimo…accanto a me dorme il Francese avvolto nella sua giacca di pelle marrone, non la molla mai come Linus nel famoso fumetto…abbiamo rimediato un materasso tutto per noi, sulla destra una coppia di Polacchi, di fronte un Canadese ed un Olandese dormono quasi abbracciati….nell’aria si respira un forte odore di birra e wodka, non so cosa abbiano fatto ieri sera, ma erano tutti ubriachi…Ho bisogno di aria fresca, fra quello che ho bevuto con Carlo al lavoro e ciò che mi sono respirato mi sembra di tenere la testa dentro una camera a gas. Passeggio fra i corpi distesi nella stanza, sembra ci sia anche qualche faccia nuova, qui è via vai pazzesco, solo io e il Francese potevamo resistere più di due mesi. Mi infilo nel bagno e mi butto sotto la doccia, con maglietta, mutande e calze, così ho pure fatto la lavatrice di quel poco che abbiamo da lavare….Mi asciugo, metto la roba su un termosifone ed esco, chiamo il Francese che rinuncia alla doccia ed usciamo per Hyde Park…la vicino c’è un negozio che vende baguette calde, così lo accontento e non mi rompe più i cogloni per un paio di ore. Bevo un caffè e mi fumo un cannone, Il Francese rifiuta…Apres…apres….dice…Apres Francois se finit ti fumi le dit….Sorride, ormai capisce il mio Francese Italianizzato…Luca, chiede…La maison…la maison….Oui rispondo…demai…je appelle l’Indiano e petetre che nous avon la maison la prochaim semain…tu intende…?….Oui, risponde, se bon…toute le monde se bon, ma je voundrai un lire tout pour moi…Intende?….Oui, je compris….sono due mesi che si dorme in terra, come dargli torto?….Finisco la canna e tu Francois te funi le dit….Sorride, con la baguette sotto il braccio che stringe manco fosse una bella fica…Giornale piegato nella tasca posteriore dei jeans…ci infiliamo da un Indiano che vende di tutto e dove se vuoi, rubi di tutto….fanno quasi pena, ma la fame è fame e qualcosa in più senza spendere non si butta mai….

Elba

Quando aiuto mia mamma ad alzarsi dal letto o dalla poltrona, è come tenere in piedi un bambino che ancora non riesce ancora a camminare…trema e si aggrappa alle mie braccia, facendo fatica a connettere il movimento dei piedi, delle gambe, che hanno perso la sicurezza che fino a poche settimane fa le permettevano di fare qualche piccolo passo, che la accompagnavano nel bagno, nel letto, in cucina, dove poi passava e passa tutt’ora le sue giornate. Un giorno qualsiasi che non sarebbe neanche stato ricordato, il solito giorno condito dalle solite cose, è caduta, procurandosi una frattura al polso destro. Alla sua età poteva andare peggio, poteva partire un’anca, un femore, battere la testa, alla sua età è come buttare in terra una tazza di porcellana, pertanto bisogna guardare anche il lato positivo della caduta, ma il gesso che le farà compagnia fino al prossimo Gennaio ha azzerato tutte le rimanenti energie, così la devo alzare dal letto, portare nel bagno, aiutarla a sedersi sul water, rialzarla, metterle un pannolino per la giornata e un pannolone per la notte, oltre ovviamente la spesa, il cucinare e tutto ciò di cui ha bisogno. Meno male mia sorella ha rifatto capolino e in tarda mattinata viene a dare una mano, anche perchè io nel pomeriggio torno al lavoro. Ovviamente appena finito devo fare percorso inverso, mia sorella ha un’autonomia di 3/4 ore, col cazzo che rimane fino a sera e così le mie giornate si sono scorciate notevolmente come le buie e uggiose giornate invernali. Al momento non posso fare altrimenti, il rialzo dei contagi non permette rosee previsioni, c’è il rischio di passare rinchiusi alcuni mesi e l’ipotesi badante è rimandata al prossimo solstizio.

Londra 1990 parte trentaduesima

Il prima e il dopo….Il prima con Carlo a Londra fu a dir poco fantastico…Entrambi lasciammo il Mac e lavoravamo a tempo pieno con le agenzie di catering. Si girava Londra da nord a sud e da est ad ovest…tutti i migliori hotel e tutti gli eventi più importanti. Concerti a Wembley, gli Mtv awards, le famose corse ippiche di Derby ed Ascot, dove le donne fanno a gara a sfoggiare il cappello più stravagante, tutti i meeting più strani che ci potevano essere nella City, la noia non ci faceva di certo compagnia, e stare tutto il giorno fuori casa mi aiutava perchè ancora non avevo trovato nessuna stanza. Con il francese dormivamo in un basement di Royal Oak, occupato da una coppia di Italiani che si erano presi la matrimoniale ed affittavano a disperati come noi e a modici prezzi, uno stanzone dove c’erano solo dei materassi e qualche cuscino. Dovevi obbligatoriamente lasciare le valigie intatte, lasciando in uno zaino l’occorrente per una doccia ed il cambio di vestiario. Per il lavoro non era un problema, perchè usavi sempre pantaloni neri, che duravano settimane, in molti hotels ti davano una giacca bianca coreana, in altri dovevi usare un gillet con cravatta e molto spesso con una diecina di sterline ed un paio di canne, l’addetto alla lavanderia ci passava le camicie dei dipendenti, perfettamente pulite e stirate che poi restuitivamo a fine servizio. Ho sempre amato il baratto dicevo al Milanese…Come cazzo fai a saperti intrufolare così nei posti di lavoro….rispondeva….Esperienza sul campo Milanese….Rideva….rideva sempre…Le settimane passate fra bus, tube, hotel ed altro lo avevano caricato, il Mac ci stava spegnendo….Se ti comporti bene gli dicevo una volta che viaggiavamo verso Heatrow, ti promuovo assistant manager….E di chi rispondeva….Io ovviamente, Milanese…Dovresti venire da noi a casa, non puoi continuare a stare in quel tugurio, se arrivi tardi ti tocca pure il pavimento…Lo so, grazie, ma non posso lasciare il Francese da solo. Era così contento della stanza trovata dal frocio, se non fosse stato per me sarebbe ancora là…Vedrai uscirà qualcosa, intanto fammi tirar sù dei soldi che fra anticipi e depositi ci vuole una bella cifra….L’unica cosa positiva del tugurio è che ha il telefono e la mattina con Giovanni non facciamo altro che chiamare. Sembra che ci sia una specie di garage vicino Islington, il propretario è un Indiano, almeno lui parla un Inglese comprensibile, se becchi lo slang puro meglio tirar giù la cornetta e passare avanti…Comunque lunedì prossimo lo richiamo ed incrociamo le dita, mi basta un letto tutto mio, una doccia, qualcosa per cucinare e che non sia troppo freddo. Stiamo arrivando ad Heatrow, sembra che stasera ci sia una festa di una famosa squadra di calcio della Premier League, ospite d’onore Phil Collins…si berranno l’impossibile…Domani mattina non abbiamo preso nessun impegno, ci uniremo dalle quinte…

Elba

Talvolta ricordare le persone a noi vicine che in modo o nell altro se ne sono andate per sempre, può far correre il rischio di essere ripetitivo, di volersi piangere addosso, di non essere capaci di dimenticare….ognuno di noi si porta dietro la sua di sofferenza, qualcuno non la vuol neanche condividere, altri ne parlano tranquillamente, altri invece si emozionano anche a distanza di anni. Io ne ho passate così tante e non saprei dove classificarmi, però ieri erano 26 anni che la mia sorellona non c’è più, inoltre essendo seppellita in Spagna, non ho niente vicino dove poterle portare anche un semplice fiore. Mi manchi, mi manca tutto ciò che sarebbe potuto essere con te e il vuoto invece lasciato senza di te.

Vola – Ivano Fossati

Neel’universo dela mia pazzia
Ho una nuova teoria
Per me la gente
Vola
So cos’è che non va
Disabitudine alla realtà
Come dire sono
Solo
Io dopo di te
Non sono morto né guarito
Ma ci ho provato, era un mio diritto
E non è servito
E mi sono vestito
Come un idiota vestito
Che avevo in testa
Nessuno m’ha invitato alla sua festa
La gente
Vola
Vola
Ed io
Sto troppo giù
L’amore
Vola
E vola
Ed io
Mi sento, mi sento giù
L’amore
Vola
E vola
E tu
Non c’eri già più
Nel rovescio della mia vita
Una prova innocente
Chiamare amore un amore qualunque
A cui di me non gliene frega niente
E ma non scoppia il cuore
Non mi sento affogare
Non ho voglia di bere, né di parlare
Perché non ho amore di cui parlare
E penso che forse davvero la gente
Vola
Vola
Ed io
Sto troppo giù
L’amore
Vola
E vola
Ed io
Mi sento, mi sento giù
L’amore
Vola
Vola
E tu
Non c’eri già più
Nel sottoscala della mia ragione
C’è la speranza che tu ritorni
E’ solo un tarlo, consuma i giorni
Ma chi può dirlo? Forse anche il mio amore
Vola
Ed io
Mi sento già più su
Vola
E vola
E tu non ci sei più
L’amore
Vola
E vola
Ed io
Mi sento già più su