Fernando Pessoa

Dicono che il tedio sia la malattia degli oziosi, o che contagi soltanto coloro che non hanno nulla da fare. Invece è un malessere dell’anima più subdolo: prende chi ha già una predisposizione ad esso e, più che gli oziosi veri, attacca chi lavora, o chi fa finta di lavorare (che nella fattispecie è la stessa cosa).
Non c’è niente di peggio del contrasto fra il naturale incanto della vita interiore, con le sue Indie incontaminate e i suoi paesi sconosciuti, e la sordidezza, anche quando sordida non è, della quotidianità della vita. Il tedio diventa più pesante senza la scusa dell’ozio. Il peggiore di tutti è il tedio di coloro che si sottopongono a un’intensa occupazione.
Perché il tedio non è la malattia della noia di non aver nulla da fare, ma una malattia più grave: sentire che non vale la pena di fare niente. E, quando è così, quanto più c’è da fare, tanto più tedio bisogna sentire.
Quante volte sollevo la testa vuota del mondo intero dal registro su cui sto scrivendo! Sarebbe meglio rimanermene inattivo, senza far nulla e senza aver nulla da fare, almeno potrei gustarmi quel tedio, per quanto reale. Nel mio tedio presente non c’è pace né nobiltà, né il benessere del malessere: c’è soltanto un enorme annichilimento di tutti i gesti compiuti, e non la spossatezza virtuale dei gesti che non compirò.

Aprile 2009 – Elba

….”….Questo malessere dei giorni scorsi, dice il dottore, puo’ essere dovuto al cambio di stagione, ai continui cambiamenti di temperatura o forse, ma rimangono solo ipotesi, al viaggio in Abruzzo, dormire in macchina x diverse notti, mangiare sregolato, camminare tutto il giorno in cerca di foto da scattare…ci puo’ essere stato un affaticamento…e lei lo accusa subito…insomma non ha piu’ vent’anni e la malattia non e’ che sia cosa passata, fisicamente c’e’ stato un calo, e’ stato avvertito un notevole cambiamento, anche se lei continua o meglio cerca di rifare una vita normale, ricordi che non e’ piu’ quello di prima…deve cercare di…non dico rassegnarsi, ma accettare questo cambiamento che se lo portera’ dietro anche negli anni futuri…una cicatrice sul cuore non e’ uno scherzo…se lo ricordi…”….E chi se lo scorda?…anzi, anche se lo scordo io, si fa’ sentire lui…affanculo…Lo studio medico e’ affacciato sul mare, luminosissimo, il sole che cerca di entrare attraverso le tapparelle, i raggi che riflettono sul mare, creando tante piccole stelline che brillano…talvolta rimango affascinato dalla magnifica vista, quasi quasi ci vado volentieri…”…E allora dottore..che devo fa’?…mica posso chiedere la pensione?…”…”…La capisco, ma….vede quando cerca di essere quello di prima e non ci riesce, quando si ostina a provarci, quando ci rimane male x tutto cio’ che ha perso…ebbene le crea uno stato di malessere interno, di nervoso che non le fa’ bene…le ripeto…che non sia rassegnazione, ma in qualche maniera bisogna che accetti questa situazione…”…”….Ok…ok…”…lo ringrazio e vado via…rassegnare, accettare…non ho mai amato molto queste parole…Apollo e’ legato fuori sulle scale che aspetta, non si muoverebbe neanche se ci tirano una bomba…salta subito al mio arrivo, festeggiandomi…”…Capito amico cane gli dico…bisogna accettare, dice il dottore…non mi chiedere altro…”….