Elba

La notte si avvicina, le camere sono quasi tutte rientrate e nell’attesa delle ultime mi preparo qualcosa da passare sotto i denti…il casino mattutino che si respira nell’office ha lasciato spazio ai soli rumori dei motori che mugliano 24 su 24…quelli dei frigoriferi, delle celle, dei congelatori e della macchina da caffè…niente altro…nessuna voce che stridula nelle orecchie, nessuna lamentela, nessun occhio che segue da vicino i tuoi movimenti…nessun ordine e nessun ordine da eseguire…solo…io ed i rumori…solo io…ed i frigoriferi…In cucina aleggia ancora un vago odore di fritto…mi ricorda quello delle chicken nuggets che cucinavo in un enorme Mc Donald’s londinese alla fine degli anni ’80…centinaia al giorno…ore ed ore a friggere questi pezzi di pollo senza ossa, completamente masticabili come una semplice merendina…Ma quante se ne magnano, pensavo, questi Inglesi?…fra hamburger, cheeseburger, chicken nuggets, fillet of fish and fries non avevamo un minuto libero, sempre al pezzo a qualsiasi ora della giornata…il mio unico desiderio era uscire da quel manicomio e passare in sala, non che andasse meglio ma almeno non avevi addosso quelle facce di merda dei manager, che non facevano altro che fare commenti poco graditi sulla nostra provenienza e sul fatto di  non comprendere la loro lingua del cazzo…Io capivo poco e niente, ero entrato copiando a quattro mani un application form di un altro ragazzo e l’unica alternativa, provata x un paio di giorni era il solito ristorante Italiano dove di Inglese c’era solo la via, x il resto sembrava di essere in una qualsiasi piazza campana…Il momento peggiore durante le ore di lavoro al fast food era quando uno dei Manager si avvicinava e ti chiedeva se avevi avuto il break…questione di vitale importanza xchè sulle 8 ore, in quei 45 minuti di stacco dovevi fare tutto, mangiare, bere, fumare, pisciare…xtanto se ti giocavi male la risposta era la fine…”….Have you been in break…chiedeva lui…”… e tu pensavi…be been…devi essere…stato…andare…allora facevi la faccia che non aveva capito un granchè…”…Have you had your break….allora continuava…e poi….do you need to go?…”….porca troia….che minchia ha detto ora…hai tu…o hai tu da avere…minchia….bisogna andare….se dicevi si e non ti mandava allora voleva dire che non avevi capito un cazzo e x lui tu eri stato in break…se rispondevi di no, xchè volevi andare lui magari capiva che tu l’avevi avuto il tuo break…alla fine rispondevi sempre con…Me…no eat today… e finiva con incazzarsi di brutto…”….You fucking Italian’s bastard…tell me when you don’t fucking understand…”….c’ho messo mesi x capire cosa mi urlasse dietro, anche se dalla faccia comprendevo che non mi stava facendo complimenti…

Elba

Come ogni anno, durante questo periodo ed in particolare oggi che è il giorno 12, mi sento struggere da quel senso di colpa che mi opprime da nove lunghi anni e che non mi abbandonerà fino all’ultimo dei miei giorni…Quella maledetta telefonata che non feci…quella chiamata a casa di mia mamma, che effettuavo ogni settimana dall’inizio della mia partenza x il Sud America, x dirle che andava tutto bene…x rassicurarla e di riflesso farlo sapere anche a Simona, xchè sapevo che chiedeva sempre mie notizie…Ed invece, le prime settimane di gennaio lasciammo Iquitos in Perù a bordo di barconi, viaggiando sul fiume, attraversando l’Amazzonia, direzione Manaus, dove ovviamente, non c’era nessuna possibilità di chiamare…Cinque giorni sul primo, altri cinque su di un altro, dove dormivamo in mezzo ad un mucchio di amache, animali e di indios…igiene zero, dissenteria tanta…non si faceva altro che cacare…e quando facemmo sosta in un piccolo paesino a qualche giorno da Manaus, ne approfittamo x mettere qualcosa di sostanzioso sotto i denti, dopo giorni di pollo ammuffito e riso bollito…Finimmo la serata in un postaccio del porto, tipo saloon, fra birra, cachasa, marinai ricoperti da tatuaggi di ogni tipo e mignotte da vomito…Eravamo a pezzi, crollai in branda fino a mattina tardi…fù quello, l’unico fine settimana in oltre 6 mesi di viaggio che non chiamai a casa, l’unico fucking week end, ed il sabato notte, di ritorno dal lavoro, la macchina con a bordo Simona si ando’ a schiantare contro un palo…Io chiamai solo 5 giorni dopo ed ovviamente non feci in tempo a partecipare al suo funerale…maledetto me…maledetto…non finirò mai di maledirmi…in tanti non me l’hanno perdonato…affanculo…affanculo…non bastava…non bastava il dolore…anche il rimorso che ti mangia, ti sbrana…te le senti dentro, non so cosa darei x tornare indietro a quella maledetta settimana…è una punizione senza fine, non finirò mai di scontarla…