Frederic Prokosch

Ho appena riletto le righe scritte la notte scorsa, e sono colpito da un paradosso. Il mio stesso sforzo di cogliere il passato nella sua esattezza mi mette in pericolo di fallire lo scopo che mi propongo, e cioè di evocarlo in tutta la sua potenza sanguigna. In questo frenetico insistere su una chiarezza minuziosa, distruggo l’impatto emotivo, la cui essenza è l’imprecisione. E a questo aggiungo un altro paradosso. Il passato è trascorso. E’ irrevocabile. Ma il fantasma del passato può venir richiamato con un gioco di prestigio. La potenza sanguigna con tutti i suoi tremolii e i suoi arpeggi, nel bene e nel male, non può mai più essere ricatturata. Se ne può invece creare un abile e convincente simulacro, ancor più vivido dell’originale, ancor più appassionato e luminoso. E il simulacro, adornandosi con un apparato di vivaci futilità, può divenire ancor più significativo e più vero dei veri accadimenti. E così la memoria, la potenza del desiderio, la magia trasfigurante del cuore stesso, finisce per avere la sua vittoria su ciò che è puramente storico.