Dissidente cubano morto in cella
L’AVANA – Il dissidente cubano Orlando Zapata Tamayo, 42 anni, è morto. Lo hanno reso noto fonti dell’opposizione cubana. Il decesso è avvenuto all’ospedale dell’Avana, dove si trovava ricoverato dopo 85 giorni di sciopero della fame. Zapata era stato arrestato nel 2003 e condannato a 36 anni per diversi reati, fra cui vilipendio di Fidel Castro. «La morte di mio figlio è stata un omicidio premeditato», ha detto la madre di Zapata, Reina Tamayo Dange. Le condizioni di Zapata si erano aggravate martedì mattina ed era stato trasferito in un ospedale tra i più attrezzati dell’Avana, dove si è spento alle 15,30 (le 21,30 in Italia) di martedì.
I DISSIDENTI – Il Direttorio democratico cubano di Miami ha affernato che Zapata «è stato assassinato dal regime castrista che gli ha negato i diritti più elementari». Ha aggiunto Oswaldo Paya, leader del Movimento cristiano di liberazione, che Zapata è morto per difendere «la libertà, i diritti e la dignità di tutti i cunani». Zapata aveva avuto il sostegno di Amnesty International in quanto detenuto solo per le sue idee e aveva avviato uno sciopero della fame per protestare contro le dure condizioni a cui era sottoposto in carcere. Zapata faceva parte del gruppo di 75 dissidenti detenuti dal 2003, di cui 53 rimangono in carcere. Secondo la Commissione cubana dei diritti umani e riconciliazione nazionale (illegale, ma tollerata), una ventina di oppositori sono stati «brutalmente colpiti e fermati» questo mese a Camaguey durante le proteste contro il «trattamento crudele e inumano» subito da Zapata.