Peru’ – Dicembre 2001

Lasciammo Puno in direzione nord, prima costeggiando ancora parte del lago e poi salendo e scendendo attraverso strade tortuose e gole prive di ogni sicurezza stradale. Il paesaggio cambiava molto spesso, in basso quasi privo di vegetazione, talvolta lunare, in alto il verde si infittiva fino a formare enormi foreste quasi sempre avvolte dalle basse nuvole. La temperatura subiva grossi sbalzi, dai 30 gradi e piu’ si scendeva rapidamente ai 10 e l’altalena durava x tutto il viaggio, dato che era un continuo sali e scendi. Quando facevamo sosta nei piccoli paesi, gruppi di ragazzini accerchiavano il bus, offrendoci x pochi pesos, squisite pannocchie di mais appena tostate. Le donne invece salivano a bordo con vassoi di carne e di queso, formaggio caldo, infilato a tocchi in bastoncini di legno a mo’ di spiedino. Max mangiava di tutto io mi limitavo al mais e talvolta al formaggio, era troppa la paura di tornare a cacare 15 volte al giorno. ogni 2/3 ore, il bus sostava in qualche improvvisata area di servizio, dove tutti scendevano a pisciare, le donne davanti alla corriera e gli uomini dietro. Era il momento migliore x socializzare e chiedere informazioni, su’ cosa fare e su’ cosa, molto importante, non fare. In genere ci mettevano in guardia dall’esporsi troppo con riprese e fotografie, specialmente se avevamo davanti qualcuno in divisa. Un altro pericolo costante era l’altura e 2 ragazzi argentini ci avvisarono che una volta arrivati a Cuzco, sarebbe stato meglio x noi, sostare in qualche hotel vicino alla piazza principale, evitando cosi’ le piccole stradine che salivano alle sue spalle, dove era facile imbattersi nei balordi del posto…”…Sono la’ diceva uno di loro, alto, biondo, capelli lunghi e tatuaggi che coprivano gran parte delle braccia…che aspettano i turisti…approfittano del fatto che possono correre piu’ a lungo di voi, specialmente in salita…x quanto allenato tu sia, la’, dopo 100 metri rimani senza fiato, ti manca proprio l’ossigeno…e se ti strappano una borsa, non li riprendi piu’…”…Ayaviri, Marangan, Sicuani, San Pablo, Combapata…i paesi continuavano a sussegurisi, cosi’ come qualche autobus che era facile trovare rovesciato in qualche scarpata, in attesa dei soccorsi…