Nonostante i vari imprevisti, ero felice di poter continuare a cambiare posto giorno dopo giorno…Ci sono momenti nella vita in cui si ha bisogno di un distacco emotivo dal mondo che ci vive attorno…e ci sono molti modi x segnare questo distacco….Io avevo scelto di vivere x qualche tempo in un posto che mi era totalmente estraneo…Avevo bisogno di ripensare tutto…E l’estraneita’ dei costumi, tradizioni, culture, delle stesse abitudini di vita erano una garanzia, una sicurezza intal senso…Ero come chiuso in una botte che mi proteggeva dagli acidi corrosivi della vita senza xaltro nascondermela….la quale mi permetteva di comunicare con l’esterno rimanendo incontaminato…Verso sera ci fermammo ai piedi di una montagna, un piccolo villaggio adagiato sulle sponde di un fiume…Al centro paese, la locanda central, con un cortile scoperto, quadrato, che formava la pista da ballo…circondata da un portico con sedie tavolini traballanti con il ripiano scheggiato e corroso dai fondi dei bicchieri….Si beveva cerveza e coca cola con un rum locale che bruciava piu’ di cazzotto nello stomaco…”…bevi, diceva uno degli Argentini..e’ bueno contro malaria…meglio questo della pillola che te spacca el fegato…”….In effetti meglio spaccarsi il fegato di alcool che con la profilassi che distribuivano x la malaria, ma che non era poi del tutto sicura…Sognavo Machu picchu da una vita…ne parlavo sempre con l’inseparabile Alessandro, compagno di infanzia, di adolescenza, fino al periodo piu’ difficile post maturita’…Avrei dato tutto cio’ che avevo se mai avessi avuto la possibilta’ di averlo qui con me…Invece se ne andato troppo presto, in silenzio, senza far rumore…Mi mostrava sempre la foto della famosa montagna peruviana in posizione veriticale, mettendo in risalto il profilo, il nasi, gli occhi, il marcato mento….”…Altrimenti diceva…che cazzo ci saranno andati mai a costruire fin a lassù…si potevano fermare molro prima…”…Infatti piu’ ci si avvicinava e piu’ mi tornavano alla mente le sue parole..