Elba

La luce del mattino fa fatica ad entrare….un’altra giornata di scirocco, vento caldo che viene dall’Africa, ma che porta con se umidità e tante nuvole….Il grande responsabile del personale è già arrivato, lo trovo fermo in cucina con il suo Actimel in mano….lo impugna e lo deglutisce come se fosse la posizione magica di Hulk….povero cretino, mi fa anche pena da quanto non capisce non un cazzo….è sempre in mezzo ai coglioni ma non muove dito, tranne qualche diecina di cappuccini o caffè durante le colazioni…gli devi però, far trovare il latte in frigorifero, le tazze sul banco, il bricco pronto appena sotto….poi sparisce x seguire un inutile bar posizionato sotto la piscina che lavora pochissimo, anche se potrebbe far decisamente meglio, ritornando la sera prima della cena e commentando sempre in negativo la numerazione dei tavoli o qualche altra cazzata immaginaria, giusto x avere sempre l’ultima parola, giusto x abusare del potere che gli è stato conferito, del quale ne va fiero, ma dimostrandosi il peggiore degli incompetenti….

Elba

Mia mamma è finalmente sdraiata sul suo divano….di casa….ha preso una bella legnata….non riconosco più la donna attiva che fino a qualche mese fa riusciva, nonostante i tanti acciacchi, ancora a giudare…quella donna che quando ero ragazzo non chiudeva occhio fino a quando non ero rientrato a casa….Ed era buffo che se tornavo fra la mezzanotte e le una, aprivo la porta di casa, quella del corridoio, quella di camera senza farmi nessun problema e senza creare nessun rumore e nessun fastidio….quando invece erano le cinque o addirittura le sei del mattino e magari ero anche bello carico, cercavo, inutilmente, di fare meno casino possibile e specialmente di non svegliare i miei genitori…..giravo la chiave nella toppa con la calma e precisione di un topo d’appartamento….richiudevo la porta pianissimo, quasi la alzavo x non farla strusciare sul pavimento, strizzando gli occhi quasi x attuirne il rumore…..che servirà mai questo inutile gesto…poi era il turno di quella del corridoio, ovviamente tutto al buo ed in punta di piedii x non dare nell’occhio, chiusa quella però, inciampavo regolarmente in qualche vaso od oggetti che forse mia mamma, spostava a sorpresa e che creavano in quel totale silenzio, quasi un eco che si ripercuoteva in tutte le stanze……Porca di quella vacca…neanche il tempo del moccolo che già la luce sul comodino di mia mamma era accesa….e poi la solita frase con la solita domanda…”….Sei tu?…”….”….Si mamma sono io….”…..”….E che ore sono?…”…come se non lo sapesse….”….Le sei mamma….”….”….Le sei….le sei…ma cosa hai fatto fino a quest’ora?….”…..”….Ho fatto…ho fatto…cosa vuoi che abbia fatto….”…..tutto questo ed altro finchè non riuscivo a lasciarmi la porta alle spalle e lasciarmi cadere, sfatto, sul letto…

Anicio Boezio

Le nubi del mio dolore si dissolsero e io mi abbeverai alla luce. Raccolti i miei pensieri, mi voltai a scrutare il volto della mia guaritrice. Girai gli occhi e fissi lo sguardo su di lei, e mi avvidi che era la nutrice nella cui dimora ero stato nutrito fin dalla giovinezza: la filosofia.