Gregory David Roberts

Il mantello del passato è fatto con il tessuto delle emozioni della nostra vita e cucito con i fili enigmatici del tempo. In genere non possiamo far altro che avvolgercelo attorno alle spalle per trarne conforto, o trascinarcelo dietro mentre ci sforziamo di proseguire il nostro cammino. Ma tutto ha una causa e un senso. Ogni vita, ogni amore, ogni azione, ogni emozione e pensiero hanno una ragione e un significato. E a volte riusciamo a vederli. A volte vediamo il passato con tale chiarezza e le parti che lo compongono ci appaiono con tale limpidezza che ogni cucitura del tempo rivela il suo scopo, il messaggio che contiene. Nella vita di ognuno di noi poco importa che sia vissuta nell’abbondanza o nella miseria, nulla porta più conoscenza del fallimento e più chiarezza del dolore. E nella minuscola, preziosa saggezza che otteniamo, quei nemici temuti e odiati…dolore…fallimento….hanno diritto e ragione di esistere.

Londra 1990 parte trentesima

Nella lunga fila per entrare al Marquee l’odore del fumo si sentiva fino a metà di Tottenham Court road, era un via vai di canne che i ragazzi in attesa di entrare si stavano passando. Non c’era luna, le nubi si nascondevano intimorite dal buio e un po’ di vento spazzava via l’aria. Carlo non stava nella pelle, aspettava questo concerto da tempo, io che invece li conoscevo appena ero più interessato a qualche bel culo di ragazza che si muoveva appena davanti. Fu Andrea al Club Mediterranee a farmi sentire qualcosa di loro, anche se i suoi preferiti rimanevano Les Negresses Vertes un gruppo Parigino, dove come nei Mano Negra il cantante era l’anima, il leader, il trascinatore del gruppo. Infatti quanto Manu Chau ha lasciato la band sono praticamente scomparsi, per i Francesi invece fu la morte per overdose del cantante nel 1992 che ne decretò la fine, nonostante altri abbiano provato a sostituirlo, nessuno è mai riuscito ad avvicinarsi al suo inconfondibile timbro di voce. Anche Giuliana rimase affascinata da questa musica nel viaggio di ritorno da Siviglia nel ‘94, parlammo tanto di gruppi musicali, di viaggi, di mete, delle difficoltà da affrontare quando si parte all’avventura, e mi rimasero impresse alcune sue parole. La verità è che sfidi la sorte. A volte quando viaggi in paesi e culture lontani è come lanciare i dadi. Il destino può condurti in ogni momento del viaggio, in un labirinto d’amore e nuove conoscenze oppure nel lungo tunnel di un’ avventura pericolosa. Ogni viaggiatore conosce quel momento davanti allo specchio: l’ultima lunga occhiata alla propria immagine prima di dire: va bene, andiamo. La sicurezza è una grotta, una grotta calda e confortevole, ma la luce è fuori, dove corri dei rischi. La Spagna per ora non è stata una scelta azzeccata ma dovuta al fatto che la malattia sta facendo il suo corso, come vedi mi rimane poco da vivere dice, tu fratellino, mi chiamava sempre così, vai e torna a viaggiare, non ti fermare e non aver paura. E ogni volta che mi guardo allo specchio chiudo gli occhi e vado, ovunque, ogni volta che posso. Carlo ballava senza sosta come del resto tutti, il concetto fu memorabile, uno dei migliori che abbia mai visto anche negli anni futuri, salvo forse quello dei Radiohead, con Simona partimmo da Londra nel ‘98 per andare ad un loro concerto a New York. All’uscita Carlo mi disse che era felicissimo, era riuscito finalmente a sfogarsi dopo mesi di frustrazione e di ricordarmi che Domenica avevamo l’extra fuori Londra. Ci divertiremo anche lì disse, ormai siamo una coppia consolidata. Ci buttammo fra Soho e Leicester Square per smaltire i litri di birra che avevamo bevuto, il cielo era cambiato, le stelle la facevano da padrona, forse per il vento freddo che di era alzato, Carlo si gira e mi chiede…Un hot dog amico?..,Perché no…

Untitled

L’arroganza è il biglietto da visita dell’orgoglio e riempie tutto con il Sé. La gratitudine è il biglietto da visita dell’umiltà, ed è lo spazio vuoto che resta in noi per l’amore.

Londra 1990 parte ventiduesima

Torno a casa, anche qui ultima notte….ti pareva….sono state giornate difficili, di tedio, di pena, di un’angustia di vivere che non mi sembrano intollerabili solo perché riesco a tollerarle. Lui non c’è, meno male. Mi chiudo dentro e stappo una birra. Ancora su e giù per la stanza come tutte le altre volte. Meglio avvisare Carlo. Esco e dal telefono di fronte la porta lo chiamo. Risponde una voce femminile….hello…May I speak to Carlo please? Dico…Of course. Lo sento chiamare ad alta voce…Carlo.,.yes…risparmiati l Inglese, sono io… È andata, non ti spiego come, tanto non farebbe nessuna differenza ma ho perso la stanza. Immaginavo, risponde, e ora dove andate? Devo scegliere fra l Hilton ed il Savoy….Sempre il solito Toscano, riesci ad ironizzare anche nella merda fino al collo. Ho trovato iun albergo  a Paddington ci muoviamo domani mattina, fammi un piacere avverti che non vengo al lavoro….sai il trasloco richiede tempo…Infatti con tutta la roba che hai, risponde…ok stai tranquillo che tutto si risolve, spero. Grazie… non riesco a dire altro, sbatto la cornetta sul telefono e vedo accendersi la luce nella stanzetta. Affanculo…torno dentro e incomincio a preparare lo zaino, ci metto pure due piatti, due forchette, due coltelli ed un pentolino che ha già il manico mollato. In hotel ‍non avremo niente, ne piano cottura, ne frigo, magari però in qualche Charity shop riuscirò a trovare un fornellino  da campeggio, almeno per cucinare un piatto di pasta o due  noodle cinesi. Cazzo, cazzo, cazzo….sono un cretino ma L impulsività è sempre stata in mio difetto. Quando non ragiono esce sempre il peggio di me. Sin fa quando sono arrivato a Londra mi hanno sempre detto che i primi mesi…sarai sempre con le valigie in mano…infatti fra prima e dopo sono stati più di due anni di traslochi, solo gli ultimi 5 sono rimasto nel solito posto, Brixton, all’epoca una delle zone più povere e pericolose del sud di Londra ed abitata solo da persone di colore, eravamo veramente in pochi con la carnagione chiara. Con Max avevamo nascosto un bastone fuori della metro che ci portavamo fino a casa….fra quelli che ci chiedevano soldi e qualche colpo di pistola ogni tre per due, il tragitto di ritorno specialmente di notte, era un’impresa, poi come si dice ci si abitua a tutto e pure noi ci abituammo alla situazione, quando non sparavano eravamo perfino preoccupati. Oggi invece, 30 anni dopo, è  diventata una zona cult per tutta Londra, Sento un brusio di voci venire da fuori. È il Framcese che sta parlando con il padrone. Mi siedo sul letto ed aspetto che arrivi. Appena entra lo guardo dalla sinistra verso l’alto….Luca qu’ est ce, qu’ est …lui mi chiede…Luca qu’ est ce que est ce …Ce la vie…rispondo…Un deux, trois, quatre, cinq, apres je, je alzo la mano destra con il pugno chiuso…Lui tout le jour…Luca, Luca, la bier, le cigarettes….escuse moi escuse moi Francois je suis ete stupid. Sono incazzato nero, farei di tutto meno che parlar francese e dover spiegare come è andata. Meno male la prende bene, si siede sbuffa qualcosa ed inizia a mangiare quelle porcherie di formaggi. Un bier a chiedo. Oui Oui risponde. Beviamo e brindiamo all’ennesimo mio insuccesso. Francois dico tu prendre le deposit cent e quarante pounds dal frocio, sava? Je vondrei ma…Capisce ed esce a chiedere il deposito che avevamo lasciato all’inizio. Torna con i soldi, non voglio la mia parte, ci pagherà la sua per l’hotel. Mi dice che lui gli ha detto che un gay può dare ad un uomo tutto quello che quell’uomo desidera .Beata ignoranza rispondo. Mi sdraio, lui continua ad ingurgitare i formaggi, chiede se ne voglio. No Merci Francois. Oramai si è pure abituato al soprannome, Jean Ive il vero  nome è acqua passata. Fuori piove, amo la pioggia specialmente quando sono a letto….

Londra 1990 parte ventunesima

Mii fermo un’ oretta al National Gallery. Il silenzio è i quadri mi rilassano, entro a mezzogiorno e ho tutto il tempo necessario. Al Mac trovo Carlo al solito posto così come George che però’ sembra abbastanza abbacchiato. Good morning George dico, no assistant this month….Yes risponde, but I will be next month for sure. I hope so rispondo, poi a me che cazzo me ne frega della sua carriera. Mi guarda e con una mano tira su un cestello pieno zeppo di patatine, mettendo in bella mostra il bicipite destro. Sti cazzi io non lo alzerei neanche con due mani, forse per questo mi lasciano ancora ai chicken nuggets, sono più leggeri. Carlo dico non ne posso più del Francese me lo trovo sempre in mezzo ai coglioni. Non hai capito è lì che vuole stare lui. Vaffanculo, tanto lo so mi conosco prima o poi lo massacro di legnate. Un dubbio risponde, è già una mezza certezza. Non credo neanche di avere dubbi. Poi dove vai, sotto i ponti e con l’altro Francese appresso. Il destino rispondo, trova sempre la sua strada. Cazzo stai migliorando e chi lo ha scritto questa massima? Boh l’ho letta da qualche parte forse in metro. Virgilio amico mio Virgilio. Chi è è, io sono al limite. Pensaci bene ma se lo picchi lascialo in terra, fai lo zaino e cambia subito zona. Alle otto torno a casa e me lo trovo sulla porta. Bonsoir, Luca vou le vou un bier, una cigarette? No merci rispondo, je suis fatigue. Je voundrais manger qualque coisa e apres je vondrreais dormir. Si avvicina e mi mette la sua mano in mezzo alle mie gambe. Lo guardo fisso, tolgo la mano e lo scaravento più avanti, lui inciampa su un tavolo da fumo, casca e rimane incastrato fra il tavolo ed una panca di legno. Trema dalla paura, la pancia gli esce dalla maglietta come un’enorme mozzarella. Lo guardo dall’alto verso il basso…you fucking bastard man, demain je vais and don’t fucking call the Police or I will kill you. Continua a tremare mettendosi le dita di una mano vicine alle labbra. No, no I don’t call the Police but tomorrow you out. Ok ok fucking bastard and don’t fucking touch me anymore. Vado in camera stappo una birra ed inizio ad urlare Cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo cazzo tiro un cazzotto alla porta dell’armadio che menomale tiene altrimenti c’è da pagare anche quella. Bevo un’altra birra, esco, passando vedo lui che sta rassettando la stanzetta, appena mi vede si volta dall’altra parte. Mi dirigo a piedi verso Paddington dove ho visto su un giornale che regalano all’uscita della metro che ci sono alberghi che fanno anche prezzi settimanali. Il primo mi spara 100 sterline, vado in altri e si scende fino a 80. L’ultimo sembra un edificio di un film di terrore, avrà si e no mezza stella. Entro, non c’è nessuno inizio a sbattere la mano sul campanello che è posizionato su una specie di reception. Il drin drin di sente dalla strada. Esce un vecchio con i capelli bianchi e unti, lunghi baffi che alla fine diventano gialli forse a coprire i pochi denti rimasti. How much for a double room weekly? Lui spara 60…I will give you 50 come on man I run out of money. Gli esercizi del Cinese cominciano a funzionare. Lui forse impaurito per il mio ingresso o forse perché mi vede incazzato nero, accetta. From tonight chiede. No from tomorrow morning. Butto 50 pounds sul banco, mi da una ricevuta e vado, non lascio e lui non chiede neanche i documenti. Mi infilo in un pub e tiro giù due pinte, più veloce di un Inglese che mi è accanto . Anche qui sono migliorato.