Renato Curcio

Non consiglierei a nessuno di essere come me: troppo fiducioso, ingenuo, spontaneo, impulsivo. Desidererei guardare le cose secondo la loro misura, senza il bisogno di ingigantire sempre tutto. Perchè, per quelli come me, è un guaio. Quelli come me, e non consiglio di esserlo, si sentono mancare l’aria ogni giorno per un’attenzione in meno, per una carezza in meno. Quelli come me sopportano e si sentono tutto l’amaro dentro. Quelli come me implodono ogni giorno e poi mostrono il loro più bel sorriso. Quelli come me sono difficili, complessi, inseguono sogni immaginari. Parlano da soli nel silenzio nel silenzio della notte, sperano e hanno gli occhi lucidi al sorgere di una nuova alba. Quelli come me sono così: forti nel corpo da possedere la fragilità dell’anima. E fanno finta di credere alle bugie, alle speranze, ai sorrisi di circostanza quelli come me. Ma più di tutto li riconosci dagli occhi. Sono il portale della vita, sono pensieri, parole, cuore, felicità, chiarore, buio, ansia, malinconia. Quelli come me quando amano, amano forte, si svelano, si spogliano, si riconoscono. Hanno un cuore troppo grande e colmo di cose amabili. E danno, danno troppo. Hanno mani fiduciose, sguardo perso, sempre alla ricerca di qualcosa e quel pizzico di malinconica allegria che profuma l’anima.