Londra 1989 parte seconda

Arrivai nettamente in anticipo. Oxford street sfavillava di luci e vetrine mozzafiato che a meno di tre settimane dal Natale attirava un fiume di gente tutta presa per le compere o come me,solo per guardare, mi rivedevo in uno sconosciuto emigrante senza soldi e lavoro ma deciso a rimanere, costi quel che costi. Ci portarono in una stanzetta al piano inferiore del Mac, la trovai altre 20 persone e un manager che aveva dei questionari in mano tipo esame della patente. Andamo bene pensai e chi lo legge l’inglese? 5 errori ed eri fuori. Vidi un posto vuoto occupato da un Indiano, capelli scuri, faccia rotonda e olivastra, vestito in giacca e cravatta. Io giravo alla Marlon Brando, anfibi, giubbotto di pelle e cappello sempre di pelle di bianco avevo solo la carnagione. Mi sedetti accanto allo sconosciuto e gli feci un occhiolino in segno di amicizia. Questo mi guardò stranito, fare un occhiolino ad un uomo a Londra poteva portare a qualche pensiero fuori dal comune vista la grande percentuale di gay in città. Lo guardavo e gli sussurravo Help me help me….questo mi guardava quasi infastidito, io invece continuavo Don’t speak English, io copy you ok? Continuava a guardarmi senza rispondere e io cercavo di fargli capire che se non copiavo le sue risposte ero fottuto. Sembrava una scena di un film di Fantozzi. Questo bastardo non capisce un cazzo ma non posso muovermi,già il Manager girava per la stanza con una faccia fra lo scocciato e l’incazzato, era di colore e pure grosso. L’indiano contrasse il volto come se glielo avessero pizzicato, mi accigliai e lo guardai con durezza. Un ragazzo seduto dietro di me tossicchiò forbitamente. Era grasso e sfoggiava la sua sontuosa stazza con schietto orgoglio. Il manager ci consegnò i questionari. Arabo per me, iniziai a far finta di leggere passandomi la penna tra le labbra, L’indiano lèggeva e subito dopo sbarrava con una croce la risposta, io feci esattamente tutto quello che fece lui, il Manager mi guardava ma sembrava aver capito la situazione, in fondo lavorare al Mac Donald’s era come andare in miniera, sottopagati e usati fino allo sfinimento, almeno nel mio caso che facevo solo quello, poi c’era chi lavorava qualche ora a settimana tanto per arrotondare. Il ragazzo si alzò per stringermi la mano, due giorni dopo ci ritrovammo in cucina, lui al banco io a bruciare fra patatine fritte, chicken nuggets e filets of fish.

Londra 1989 parte secondaultima modifica: 2021-03-30T11:57:37+02:00da apoloo1
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