Elba

Alessio ha avuto il cartellino rosso dalla mamma….”….Non puoi gli dice la mamma, tornare a casa ubriaco a notte fonda e ripulirmi il frigorifero…hai solo una possibilità….rientrare, le poche volte che lo fai, alle otto, cenare insieme e sempre insieme, guardare un posto al sole….”….”…E così, aggiunge Alessio mi sto appassionando alla fiction, c’è sempre da imparare dice sorridendo…tanto sono tutte sullo stesso piano…corna te che incorno io….tanto dopo un paio di canne, lei con il solo odore si addormenta sul divano come una bambina….”…..”….Non ci sei a casa, dico, sei sempre a bordo, falle compagnia quando sei qui….”….Non risponde….fa una smorfia ed ordina una birra….Anzi due dice, anzi quattro due anche x il francese….Il padre non lo ha mai conosciuto, lo ha abbandonato appena nato e persino la mamma, dice, non ne vuole parlare….Si dice sia uno dei migliori marinai in circolazione anche se lui si definisce, marinaio carpentiere, oramai affezionato da anni al suo Capitano Francese Alexis con il quale fanno charter e regate durante l’estate…..Con questa gente non ci annoia mai, hanno sempre qualcosa da raccontare e soprattutto quando vengono al bar, arrivano come sono, senza magari essere passati davanti uno specchio x giorni….i capelli arruffati, la barba incolta sono il loro biglietto da visita, non hanno da mostrare l’ultimo taglio, la camicetta o i pantaloni ultima moda….sanno solo di mare…

Elba

Come ogni anno, durante questo periodo ed in particolare oggi che è il giorno 12, mi sento struggere da quel senso di colpa che mi opprime da nove lunghi anni e che non mi abbandonerà fino all’ultimo dei miei giorni…Quella maledetta telefonata che non feci…quella chiamata a casa di mia mamma, che effettuavo ogni settimana dall’inizio della mia partenza x il Sud America, x dirle che andava tutto bene…x rassicurarla e di riflesso farlo sapere anche a Simona, xchè sapevo che chiedeva sempre mie notizie…Ed invece, le prime settimane di gennaio lasciammo Iquitos in Perù a bordo di barconi, viaggiando sul fiume, attraversando l’Amazzonia, direzione Manaus, dove ovviamente, non c’era nessuna possibilità di chiamare…Cinque giorni sul primo, altri cinque su di un altro, dove dormivamo in mezzo ad un mucchio di amache, animali e di indios…igiene zero, dissenteria tanta…non si faceva altro che cacare…e quando facemmo sosta in un piccolo paesino a qualche giorno da Manaus, ne approfittamo x mettere qualcosa di sostanzioso sotto i denti, dopo giorni di pollo ammuffito e riso bollito…Finimmo la serata in un postaccio del porto, tipo saloon, fra birra, cachasa, marinai ricoperti da tatuaggi di ogni tipo e mignotte da vomito…Eravamo a pezzi, crollai in branda fino a mattina tardi…fù quello, l’unico fine settimana in oltre 6 mesi di viaggio che non chiamai a casa, l’unico fucking week end, ed il sabato notte, di ritorno dal lavoro, la macchina con a bordo Simona si ando’ a schiantare contro un palo…Io chiamai solo 5 giorni dopo ed ovviamente non feci in tempo a partecipare al suo funerale…maledetto me…maledetto…non finirò mai di maledirmi…in tanti non me l’hanno perdonato…affanculo…affanculo…non bastava…non bastava il dolore…anche il rimorso che ti mangia, ti sbrana…te le senti dentro, non so cosa darei x tornare indietro a quella maledetta settimana…è una punizione senza fine, non finirò mai di scontarla…