Notte – Lucio Dalla

Notte sempre uguale senza chitarra da fine carnevale
liscia come un mare d’olio, scura come la rosa di uno scoglio
notte bianca come il vestito di una sposa
in leggera discesa
cosi’ che il corridore stanco si riposa
dura da masticare a pezzi fra i denti
notte da sputare cosi’ noiosa
che si addormenta sul divano e mi viene addosso
notte fredda con la mano della morte
che prende il cuore mio e poi lo b***a in un fosso
secca come la testa di una noce, notte senza piu’ voce
misteriosa da capo indiano che col suo cavallo
veloce mi parla da un monte lontano
notte di Praga con forti odori di guerra
da passare volando a pochi centimetri dal grano
della mia terra terra, terra, terra
terra non piu’ mia da quando quella notte sei andata via
notte povera e provocante
che da da’ fare in due tenendosi per mano
notte che stai finendo lontano
porta via dal rumore di chissa’ quale aereoplano
notte notte notte oh.

Lucio Dalla

Ti hanno visto bere a una fontana

Che non ero io

Ti hanno visto spogliata la mattina

Birichina biricò

 

Mentre con me non ti spogliavi neanche la notte

Ed eran botte, Dio che botte

Ti hanno visto alzare la sottana

La sottana fino al pelo: che nero!

Poi mi hai detto poveretto

Il tuo sesso dallo al gabinetto

Te ne sei andata via con la tua amica

Quella alta, grande, fica

Tutte due a far qualcosa di importante

Di unico e di grande

Io sto sempre in casa, esco poco

Penso solo, sto in mutande

 

Penso a delusioni, a grandi imprese

A una tailandese

Ma l’impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale

 

Quindi normalmente sono uscito

Dopo una settimana

Non era tanto freddo e normalmente

Ho incontrato una puttana

A parte i capelli, il vestito

La pelliccia e lo stivale

Aveva dei problemi anche seri

E non ragionava male

Non so se hai presente una puttana

Ottimista e di sinistra

Non abbiamo fatto niente ma sono rimasto solo

Solo come un deficente

Girando ancora un poco ho incontrato uno che si era perduto

Gli ho detto che nel centro di Bologna non si perde neanche un bambino

Mi guarda con la faccia un po’ stravolta e mi dice: “Sono di Berlino”

 

Berlino ci son stato con Bonetti

Era un po’ triste, molto grande

Però mi sono rotto, torno a casa

E mi rimetterò in mutande

Prima di salir le scale mi son fermato

A guardare una stella

Sono molto preoccupato

Il silenzio m’ingrossava la cappella

Ho fatto le mie scale tre alla volta

Mi son steso sul divano

Ho chiuso un poco gli occhi e con dolcezza

È partita la mia mano